Animali non convenzionali:
Le testudo

Delle due varietà di testudo la più presente nelle nostre case è di certo la Hermanni. Autoctona, si concentra nelle regioni costiere, nella macchia e nei boschi mediterranei.

Come ci si prende cura di una Testudo?

Curiosità

Durante il Medioevo venivano mangiate nei periodi di carestia, inoltre si credeva che il brodo di tartaruga avesse proprietà curative e veniva impiegato frequentemente dalla medicina del tempo.

L’età delle tartarughe può essere calcolata sommariamente contando gli anelli degli scuti del carapace, un po’ come per i tronchi degli alberi: ad ogni linea corrisponde una fase di accrescimento.

Sono animali essenzialmente muti, l’unico verso udibile viene prodotto dal maschio durante la copula: l’aria viene spinta rapidamente fuori dai polmoni e viene prodotto un suono udibile anche a diverse decine di metri di distanza!

La femmina ha la capacità di conservare lo sperma in uno specifico organo all’interno dell’ovidutto, la spermoteca, dove può rimanere fino a 4 anni. Questo significa che la tartaruga può essere fertile anche a distanza di anni dall’ultimo accoppiamento.

Le piccole tartarughe rompono il guscio dell’uovo per mezzo di un particolare tubercolo corneo posto tra le narici e la mascella: il “dente dell’uovo”. Questa protuberanza, una volta espletata la propria funzione, sparisce in un paio di giorni

Presentazione Generale

Le rappresentanti del genere testudo in Italia sono principalmente: Testudo Graeca, Testudo Marginata e Testudo Hermanni. Quest’ultima, l’unica autoctona del nostro paese, è la più comune. Diffusa in tutto il sud Europa, si concentra nelle regioni costiere, nella macchia e nei boschi mediterranei. Si riconoscono due sottospecie: T.h. Boettgeri e T.h. Hermanni. La prima abita le zone europee più orientali (Montenegro, Albania, Serbia orientale, Macedonia, Grecia, Bulgaria, Romania e Turchia occidentale), mentre la seconda occupa le zone occidentali (Italia, Spagna, Francia).

Caratteristiche

Delle due varietà la più presente nelle nostre case è di certo la Hermanni. Possiamo distinguerla dalla sottospecie balcanica osservando alcune semplici differenze morfologiche: presenta una zona di colore giallo appena sotto l’occhio, in corrispondenza della guancia; ha una taglia più ridotta, il carapace più convesso e arrotondato, con colorazione brillante e maggiore contrasto tra il giallo oliva e le macchie nere degli scuti; il piastrone presenta due bande nere ben definite e continue e una sutura pettorale più corta di quella femorale. Infine, sul quinto scuto è presente una macchia dalla cosiddetta forma a “buco della serratura“ caratteristica esclusiva della varietà occidentale.
Ad ogni modo, a causa del vasto commercio di questa specie negli anni passati, le numerose importazioni e ibridazioni hanno portato alla nascita di individui con caratteristiche intermedie e questo può rendere difficile un’identificazione certa di soggetti sconosciuti basandosi sulla sola morfologia esterna.
Il dimorfismo sessuale, invece, non presenta particolari difficoltà: i maschi sono più piccoli (non superano i 15cm, le femmine arrivano ai 19), hanno piastrone concavo (per adeguarsi alla convessità del carapace femminile durante l’accoppiamento) e una coda più lunga con apertura cloacale più distante dalla base della coda. Per gli esemplari più giovani (sotto i 3 anni d’età) si può fare riferimento all’angolo formato dagli scuti anali del piastrone che risulta essere più largo nel maschio.
Se in natura la vita media si aggira intorno ai 30-40 anni, in cattività può tranquillamente superare il secolo! Ma nonostante questa impressionante longevità, la T.h. Hermanni rientra nella fauna protetta a causa della drastica estinzione di molte popolazioni dovuta al commercio indiscriminato, è quindi inserita nell’appendice II CITES e nell’allegato A del Regolamento CE 1332/2005. Per questo motivo, se la si volesse acquistare, è bene verificare l’inserimento del microchip e la presenza della relativa documentazione legale.

Habitat Casalingo

La prima cosa da chiarire è: questa tartaruga necessita una sistemazione all’aperto, non si presta ad essere allevata in terrario. Essendo originaria dell’area mediterranea, si adatta molto bene ai nostri climi e un semplice giardino può essere una ottima soluzione. L’ideale sarebbe costruire una zona recintata (con reti, mattoni, legno ecc.) che venga raggiunta dai raggi solari almeno per la prima parte della giornata (le ore mattutine sono quelle impiegate per la termoregolazione, il raggiungimento di una T corporea adeguata è fondamentale: non dimentichiamo che sono animali a sangue freddo!) e allo stesso tempo sia provvista di zone all’ombra per il riparo durante le ore più calde. E’ indispensabile aggiungere dei possibili rifugi dove la tartaruga possa sentirsi al sicuro la notte e coperta durante le giornate più fredde e umide (vanno bene casette di materiale isolante come il legno e folti cespugli di lavanda, timo e rosmarino). Nel recinto non dovrà mancare una zona erbosa che permetta alla tartaruga di fare movimento e pascolare, trovando tutte le erbe di campo necessarie per la sua alimentazione di base. E’ consigliato lasciare sempre una ciotola (anche un sottovaso) con dell’acqua che arrivi al livello del piastrone: le tartarughe si immergono per idratarsi; allo stesso tempo tendono anche a sporcarla, è quindi da cambiare frequentemente.
Un accorgimento importante: nonostante il loro ingannevole aspetto goffo, sono animali abbastanza agili e soprattutto curiosi ed esploratori, se la recinzione presenta facili appigli provvederanno subito ad arrampicarsi e uscirne! Allo scopo di evitare le fughe sarebbe utile anche interrarla di almeno 25 cm, lasciando un’altezza minima di 40 cm.
Per un singolo esemplare adulto bisogna garantire uno spazio di circa 5-6 mq; questo perché i maschi sono molto territoriali, specie durante la stagione di accoppiamento, motivo per cui sarebbe ottimale creare gruppi di massimo un maschio per 5-6 femmine.
Tuttavia anche l’allevamento all’aperto ha i suoi difetti: le tartarughe devono essere protette dai possibili attacchi da parte di cani, gatti, uccelli e soprattutto topi.
E’ possibile optare per la gestione in terrario se le Hermanni presentano problemi di salute o si vogliono comunque tenere in osservazione. Le condizioni ambientali dovranno simulare il più possibile quelle naturali: temperatura di 24-27°C durante il giorno (che scendono a 18 durante la notte) e ciclo luce-buio di 12 ore, facilmente ottenibili utilizzando una lampada riscaldante e una UVA/UVB (da sostituire ogni 6 mesi circa). Per garantire il giusto ricambio d’aria è consigliabile il terrario non abbia copertura e, per motivi di sicurezza, il fondo dovrebbe esser costituito da semplice terriccio o fogli di giornale (i materiali corpuscolati comportano rischi di ingestione e costipazione). Anche qui, come all’aperto, bisogna inserire possibili rifugi e una ciotola con dell’acqua da cambiare regolarmente.
Altro motivo per cui si può scegliere di far alloggiare in terrario la tartaruga è durante il periodo del letargo. Questo è una fase di vita molto importante per l’animale e soggetti neonati, deboli o non adeguatamente in salute devono svolgerla in modo controllato o addirittura evitarla. Il periodo di letargo va in genere da novembre ad aprile, con variazioni in base alla latitudine e al clima. Se si opta per il letargo al chiuso, più controllato ed adeguato nelle regioni più settentrionali del nostro paese, basterà porre l’Hermanni in un contenitore forato (di legno, cartone, polistirolo ecc.) poco più grosso dell’animale stesso, riempirlo di paglia, torba o foglie secche e fare attenzione che la temperatura non superi mai i 10°C (e non si abbassi oltre i 2°C). Se si opta per il letargo all’aperto, all’arrivo dell’inverno le tartarughe troveranno da sole il luogo più adatto; dobbiamo solo assicurarci di aver fornito dei rifugi riparati dalle correnti fredde e dai possibili predatori. E’ inoltre importante, al risveglio, fornire acqua in abbondanza, magari agevolando la reidratazione con qualche bagno tiepido.
Si sottolinea nuovamente, a costo di essere ripetitivi, che il letargo è una fase metabolica necessaria per questa specie, privare una Hermanni di questo fondamentale periodo significa esporla a infezioni ed altre patologie a causa di indebolimento e invecchiamento precoce. Se si sospetta che la propria tartaruga non rispetti le condizioni di salute idonee per affrontarlo, un controllo dal veterinario sarebbe opportuno per escludere ogni dubbio.

Alimentazione

Anche in questo caso, l’alimentazione in cattività deve rispecchiare il più possibile quella naturale. Se per le tartarughe tenute in terrario il trucco è variare (cicoria, indivia, scarola, radicchio e le dovute integrazioni di calcio e vitamine), per quelle che vivono all’aperto la gestione è davvero semplice: l’ideale è farle pascolare in prati ricchi di erbe di campo come trifoglio, tarassaco, piantaggine, dente di leone, erba medica, fiori e altre varietà di piante che crescono spontaneamente nei nostri giardini e hanno elevato rapporto calcio/fosforo; gli ortaggi possono esser dati in minore quantità e soprattutto la frutta devono essere un raro premio occasionale (es. anguria, mela, pera, fragola, da evitare gli agrumi). Nonostante siano rettili prevalentemente vegetariani, può capitare di vederli mangiare piccoli invertebrati come le chiocciole, utili per l’apporto di calcio del guscio. Se si somministra una dieta equilibrata e varia non ci sarà necessità di integrazione (altro motivo per cui preferire la gestione all’aperto).
Alimenti da evitare sono: tutti i carboidrati, latte e derivati, fonti ricche di proteine animali o vegetali (es. legumi come fagioli e piselli), cibi che limitano l’assorbimento o il fissaggio del calcio nelle ossa (pomodoro, cavolo, spinaci, barbabietola). Attenzione anche a piante tossiche eventualmente presenti in giardino, come oleandro, felce ed edera.
Come già ricordato, non deve mai mancare un recipiente d’acqua sempre fresca e pulita, il cui livello non deve superare l’altezza del piastrone, in cui la tartaruga possa immergersi a bere e reidratarsi.

Riproduzione

Le T.h. Hermanni raggiungono la maturità sessuale a 4-5 anni i maschi, 6-7 le femmine, quando raggiungono gli 8-9cm e 11-12cm rispettivamente. La stagione riproduttiva dura tutto l’anno, ma la maggior parte delle riproduzioni avviene in primavera, al risveglio dal letargo. Il rituale di corteggiamento prevede inseguimenti, colpi di carapace, morsi alle zampe, finché il maschio riesce a montare, estroflettere il pene contenuto nella grossa coda e fecondare la femmina. A causa dell’insistenza e violenza del rapporto (che è facilmente causa di ferite e lesioni), è consigliabile ridurre al minimo indispensabile i contatti tra i due e separarli dopo l’accoppiamento per permettere alla femmina una tranquilla deposizione. Queste possono deporre più volte all’anno ma generalmente ciò avviene due volte: a maggio e a giugno.
Per favorire la deposizione è consigliabile fornire del terriccio morbido e smosso. Le uova, che possono essere dalle 2 alle 4, vanno messe in incubatrice a una temperatura di 30-33°C e umidità del 70-80% (questi due parametri hanno molta influenza sul sesso dei nascituri), per circa 50-80 giorni. La schiusa avviene tra agosto e settembre, in tempo per nutrirsi prima di affrontare il periodo di letargo. Una volta riassorbito il sacco vitellino, i piccoli potranno esser tenuti all’aperto durante la stagione caldo.
In natura, le uova vengono mantenute nella buca scavata dalla femmina per oltre 90 giorni e l’incubazione viene affidata al calore solare; se la schiusa non avviene in tempo per l’inizio della stagione fredda, l’embrione sverna all’interno dell’uovo, ritardando la schiusa alla primavera successiva. I nuovi nati sono già maturi e simili agli adulti, come questi ultimi vanno nutriti giornalmente; nonostante questo, sono comunque piccoli e deboli, bisogna prestare ancora più attenzione ai possibili attacchi da parte dei predatori.

Necessità Sanitarie

E’ consigliabile un controllo medico prima del letargo e appena svegliati da questo. E’ importante un esame delle feci, ed eventualmente del sangue, prima di ogni letargo, specialmente se il rettile non appare in perfetta forma; è infatti un periodo molto delicato, in cui si aggrava ogni possibile stato patologico già esistente.

Quando Preoccuparmi

Anoressia
Immobilità
Alterata forma del carapace
Lesioni o ferite
Occhi incavati o gonfi
Scolo oculare o nasale
Respiro a bocca aperta
Rumori respiratori

Perché adottarne uno

Sono animali che, se dispongono di ampi spazi aperti, sono di facilissima gestione. Sono autonomi anche nell’alimentazione se allevati in un giardino ricco di erbe di campo.
Non sono rumorosi, invadenti e allo stesso tempo si affezionano al proprietario.
Testudo hermanni è la specie adatta per chi vuole iniziare ad allevare tartarughe: essendo autoctona e molto resistente è meno facile commettere gravi errori di gestione.
Sono più intelligenti di quello che si pensa, rispondendo prontamente al proprio nome se chiamate.

Perche non adottarne uno

Se non si dispone di un giardino allevare questo rettile è altamente sconsigliato. Non sono animali da terrario, la loro gestione in casa è talmente difficile da risultare quasi impossibile effettuarla in modo ottimale.

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